Se per errore metti sotto con la tua automobile una donna non è un femminicidio. Se invece alzi le mani su di lei o, peggio, la uccidi quello è quasi certamente un femminicidio.
E questo perché a definire un femminicidio è tutto un quadro culturale e psicologico individuale per il quale un uomo ritiene legittimo che una donna debba seguire le sue volontà e non le proprie. Se non lo fa allora la violenza secondo alcuni uomini è legittima. Ecco cosa è un femminicidio.
Su google si legge: “Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.”
Perciò non accostate la violenza sulle donne a quella normale, quella ordinaria. La violenza sulle donne ha radici profonde e si basa sulla convinzione che il rapporto uomo-donna sia subalterno, asimmetrico, subordinato, insomma non fra pari. E quindi quando una donna si ribella e chiede autonomia, autodeterminazione, libertà in maniera esplicita o peggio con un suo comportamento concreto allora, purtroppo spesso, subisce la furia di chi ritiene che le donne non siano portatrici di questi diritti e che non debbano ribellarsi alle condizioni di cui sopra.
I numeri di procure, commissariati, caserme dei carabinieri e centri di ascolto ci dicono che esiste un’emergenza, un numero allarmante di violenze sulle donne e di femminicidi.
Oggi in particolare, 25 novembre, voglio esprimere la mia solidarietà e vicinanza alle donne vittime di violenza e tutto il mio disappunto di donna, madre e avvocato, per questa situazione urgente che va affrontata al più presto con leggi, pene ma soprattutto con interventi volti a cambiare la cultura di questo Paese.
