Oggi a Capri abbiamo parlato di turismo e diritto dell’immigrazione.
Riteniamo che il tessuto imprenditoriale di Capri, specialmente nel settore turistico, sia contraddistinto da una grande responsabilità sociale.
Cioè quella inclinazione di certe imprese di valore che riescono a coniugare, nel loro esercizio, la legittima ricerca del profitto col rispetto della comunità in cui sono immerse, del contesto sociale e culturale dove operano e ovviamente delle leggi dello Stato volte al progresso e al benessere collettivo.
Queste imprese riescono sempre a vedere nei fenomeni contemporanei alla loro storia imprenditoriale un’occasione, un’opportunità e quasi mai un problema, un nemico da odiare, soprattutto quando sono coinvolte persone in carne ed ossa.
Uno dei fenomeni che la nostra società contemporanea è chiamata a gestire è il flusso migratorio, antico quanto l’uomo. Pensare di gestirlo con la negazione o il divieto è pura utopia.
Vanno invece valorizzate le nuove energie, le competenze, gli entusiasmi, i progetti, le speranze, i sogni di chi arriva qui in Europa, così che tutti traggano vantaggio da una situazione che in partenza è figlia della disperazione.
Una tale gestione positiva riuscirebbe a trasformare delle storie di sofferenza in ricchezza per tutti.
Abbiamo organizzato questa iniziativa col dott. Schiavo, vicepresidente nazionale di Confesercenti e con l’avv. Sedu, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, che ringrazio. E ringrazio tutti gli ottimi relatori che hanno arricchito l’incontro coi loro contributi di discussione e riflessione.
Un ringraziamento poi va al Comune di Capri e alla Città Metropolitana per il patrocinio dell’iniziativa. Hanno evidentemente visto in questo incontro un momento di crescita e valorizzazione dell’Isola.
Ringrazio inoltre la dott.ssa Rajae Bezzaz, giornalista di Striscia La Notizia, che ogni giorno racconta storie e problematiche sui temi che oggi abbiamo trattato e che ha saputo dare al convegno un prezioso contributo.
Ancora una volta mi convinco che svolgere il proprio lavoro non è solo il modo con cui vivere e sostentarsi, ma anche e soprattutto quello con cui contribuire a una società migliore.
Secondo il dizionario americano Merriam Webster la parola più ricercata su internet nell’anno appena concluso, il 2022, è stata Gaslighting. Evidentemente il fenomeno è dilagante. Ma vediamo insieme di cosa si tratta.
Secondo il dizionario americano Merriam Webster la parola più ricercata su internet nell’anno appena concluso, il 2022, è stata Gaslighting. Evidentemente il fenomeno è dilagante. Ma vediamo insieme di cosa si tratta.
Il Gaslighting è una forma estremamente subdola e strisciante di violenza psicologica. Si concretizza in un rapporto tossico fra due persone nel quale una induce l’altra in una dipendenza affettiva ed emotiva utilizzando soprattutto lo strumento dell’auto-disistima. È fondamentalmente una violenza pulita e sottile, difficile da individuare, perseguire e punire. E’ una tecnica sostanzialmente lenta. La vittima infatti non realizza di vivere un vero e proprio lavaggio del cervello. In questo tipo di rapporti la vittima è il principale complice del suo carnefice. Non è una violenza propriamente di genere tuttavia le statistiche ufficiali ci dicono che sono soprattutto le donne a subirla. Solitamente il gaslighting si svolge nell’ambito di relazioni amorose, coniugali e affettive, ma può avere luogo in ogni tipo di contesto come ad esempio quello filiale, lavorativo o amicale.
Solitamente avviene tra un soggetto affetto da personalità narcisistica e un altro che invece si trova in un momento di fragilità psicologica indotta o strutturale. Il soggetto narcisistico induce la vittima a dubitare di sé e delle proprie facoltà mentali, cognitive, intellettive, intellettuali o anche soltanto del proprio valore fino a ridurla a un soggetto completamente asservito e dipendente.
Ma qual è il profilo di una personalità narcisistica? Solitamente si cade nell’errore, basandosi sul mito greco, che il narcisista sia semplicemente una persona innamorata perdutamente di sé stessa, vanesia o banalmente presuntuosa. Invece no. Chi soffre di disturbo narcisistico tende sempre a sovrastimare in forma anomala le proprie abilità.
Dà eccessiva importanza ai suoi successi e risultati personali, e intanto minimizza e svaluta quelli altrui. Risulta quindi spesso vanaglorioso e pretenzioso. Costruisce relazioni che gli consentono di confermare un’immagine grandiosa di sé. Ha costante bisogno di ammirazione oltre che di controllo.
Manifesta inoltre mancanza di empatia, e da ciò deriva la convinzione che le proprie esigenze siano sempre prioritarie rispetto ad ogni altra cosa. Spesso i narcisisti manifestano un bisogno quasi ossessivo ed esibizionistico di attenzione e di ammirazione da parte degli altri. Svalutano incessantemente gli altri in generale e specialmente una o più vittime in particolare. Un narcisista manifesta quasi sempre disprezzo verso gli altri e mostra spesso una malcelata invidia patologica e una marcata misantropia e sociopatia. La fase più grave è quella del narcisismo maligno. Si tratta di una forma di psicopatia. Essa sopravviene quando il soggetto presenta, oltre alle classiche caratteristiche del narcisismo medio, anche una mancanza totale di senso di colpa, di rimorso e di rimpianto, riuscendo ad arrivare a una crudeltà mentale vera e propria.
Ma quali sono le tecniche e le dinamiche del Gaslighting? Il narcisista patologico mette in atto il Gaslighting in modo tale da avere totale potere sulla vittima. Si tratta di una forma di manipolazione psicologica subdola e violenta. Alla vittima vengono date false informazioni, di ogni tipo e natura, in modo tale da farla dubitare di sé stessa, della sua percezione, della sua memoria e del suo equilibrio mentale o neurologico. Solitamente il gaslighter tende ad isolare la sua vittima da qualunque altro contesto e relazione, come amici, parenti e colleghi di lavoro, così da instaurare una relazione esclusiva e morbosa.
In questa dinamica malata il narcisista alterna momenti in cui offende, denigra, sminuisce e scredita la sua vittima a momenti in cui le manifesta affetto, parole gentili e attenzioni così da farla scivolare in un’altalena emozionale psicologicamente devastante.
Il narcisista è un manipolatore patologico, ha una mente calcolatrice e nei rapporti indossa sempre una maschera vivendo in un perenne stato di recitazione.
Lavora incessantemente per demolire l’autostima della vittima utilizzando le offese e suscitando un continuo senso di colpa nella controparte. Un gaslighter nega costantemente l’evidenza manifestando una gelosia subdola e ossessiva non solo di tipo amorosa bensì di tipo relazionale. Alla vittima infatti viene a poco a poco vietata con la persuasione la possibilità di qualunque altro rapporto sociale. In una prima fase il gaslighter costruisce un rapporto idilliaco per poi attuare in un secondo momento un clima conflittuale contraddistinto da silenzi ostili e dialoghi destabilizzanti portando vittima ad un profondo disorientamento. In questa prima fare la vittima non è ancora del tutto sottomessa. Proverà a cambiare il gaslighter ma fallirà. A questo punto inizia un stato confusionale della vittima che finirà per piegarsi alla volontà dell’altro e dei suoi abusi psicologici. A questo punto quasi sempre la vittima cade in una fase di angoscia e depressione. A questo punto la violenza, sia essa fisica o anche soltanto psicologica, diventa cronica. In questa fase finale la vittima vede il gaslighter come un salvatore.
Il Gaslighting si basa sulla parola. Frasi del tipo: “Secondo me hai bisogno di aiuto”, “Noi due ci amiamo alla follia”, “Sei tu che ricordi male”, “Stai inventando delle cose”,“Nessuno può capire quanto è profondo il nostro amore”, “Hai le allucinazioni”, “Ma me ne vuoi bene?”, “Non vali niente, senza di me dove vuoi andare?”, “Se mi lasci non hai cuore”, “Se non fai come ti dico non ti aiuto più”, “Nessuno ti ama come me”, “Stai bene? Dici cose strane”, “Hai dei problemi seri, solo io ti posso aiutare”, sono fra quelle più usate in questi contesti. La tecnica psicologica ricalca quella del racket. Il gaslighter conduce infatti la sua vittima in un pozzo buio di insicurezza, sfiducia in sé stessa e paura per poi presentarsi come il suo salvatore, colui che può dare tutela, protezione, controllo, assistenza, amore e affetto.
Ma da dove deriva la parola Gaslighting? Essa ha origine dal dramma teatrale “Gaslight” del 1938 di Hamilton. Ne sono stati tratti due film. Il più famoso è “Gaslight”, del 1944, che in Italia è stato proiettato con il titolo “Angoscia”. Racconta di ripetuti abusi psicologici di un marito nei confronti della moglie Paula. L’uomo cerca di portare la donna alla pazzia, con diversi stratagemmi come ad esempio, l’abbassamento delle luci a gas, “gaslighting” per l’appunto, della loro casa facendole credere che fossero allucinazioni frutto della sua immaginazione.
Perché il Gaslighting è così difficile da individuare e provare davanti ad un tribunale? Perché, come già detto, la vittima è quasi sempre complice del suo carnefice. La vittima alterna momenti in cui ha contezza e consapevolezza della sua situazione a momenti in cui sente che il narcisista che sta compiendo l’abuso psicologico è invece l’unico a cui potersi affidare per poterla proteggere.
Una condizione psicologica dai tratti surreali. È qualcosa di analogo a qualsiasi altra forma di dipendenza. Come per l’alcol, le droghe, il gioco d’azzardo e così via anche in questo caso la vittima prova un profondo trasporto e senso di affidamento a ciò di cui sente il bisogno. Solo che a differenza delle dipendenze classiche, il gaslighter è una persona in carne ed ossa, con la facoltà di agire concretamente, mistificare, ingannare e continuare ad esercitare quel potere di cui evidentemente, anche lui in forma patologica, sente disperatamente il bisogno.
Cosa fare? La violenza psicologica e il gaslighting in sé non corrispondono a dei reati specifici. Essi però sono collegati ad alcune forme di reato come ad esempio maltrattamenti familiari, plagio, stalking, raggiro, minaccia e violenza privata, danno biologico.
Potresti cominciare a sentire la necessità di registrare le conversazioni, di scattare fotografie come prova di non essersi inventato fatti o accadimenti. Questi sono dei chiari segnali di allarme. Se hai il dubbio di essere caduto in una dinamica di Gaslighting non esitare e rivolgiti immediatamente ad un avvocato e con lui si valuterà il coinvolgimento di una consulenza psicologica o comunque l’intervento dei servizi sociali del tuo Comune.
Ad ogni modo per difendersi e ricostruire la propria identità potrebbe servire del tempo. Con il tuo avvocato sarà poi opportuno valutare come procedere così che la giustizia possa fare il suo corso.
Di certo le nostre azioni devono essere guidate dalla nostra morale e dal nostro buon senso e non da ciò che si dice di noi, tuttavia tutelare la propria reputazione è un diritto fondamentale perché ognuno di noi è anche ciò che di sé viene proiettato e percepito dalla società che lo circonda.
Internet, come tutte le grandi innovazioni, è entrato nelle nostre vite e le ha cambiate in tanti modi e in tanti ambiti. Uno di questi è la nostra presenza on line. Ognuno di noi è presente in qualche modo on line e proietta la propria immagine sul web.
Quasi tutti siamo presenti su pagine web, motori di ricerca, su diversi siti, su molteplici social network. E se non siamo proprio noi in prima persona è comunque qualcosa a noi direttamente collegato come un esercizio commerciale, uno studio professionale, un’azienda, un’attività o un’organizzazione riconducibile alla nostra persona.
Di conseguenza su internet si è trasferita anche una cosa che prima era solo nel passaparola: la reputazione. Su internet la reputazione è scritta e, come dicevano i latini, verba volant scripta manent. Il giudizio, l’opinione, il parere, la stima, la valutazione e l’apprezzamento che il mondo ha di noi si svolgono principalmente su internet.
Fin quando le cose vanno bene nessun problema si pone. Ma cosa accade quando sul web la nostra reputazione è più o meno compromessa con giudizi, recensioni, articoli, news, notizie, informazioni?
Come comportarsi, ad esempio, quando contro di noi viene aperto un procedimento giudiziario, dal quale magari siamo stati poi assolti? In questi casi infatti gli articoli inerenti le accuse sono sempre in cima ai risultati e in un numero che sovrasta i contenuti in cui invece si divulga la nostra assoluzione o addirittura l’estraneità ai fatti.
Cosa fare quando dei concorrenti sleali o degli odiatori compulsivi si adoperano per procurarci false recensioni negative così da danneggiarci? O quando una notizia falsa che riguarda in qualche modo noi circola indisturbata on line?
Per non parlare del malanno del processo in Italia: il processo mediatico. Quel processo cioè che non si svolge nelle aule di tribunale ma su tutti i mezzi di comunicazione. Ci riferiamo a quelle notizie che esplodono prima dell’accertamento dei fatti e delle indagini preliminari. Nel frattempo, prima che la giustizia stabilisca se qualcuno è innocente o colpevole, su internet, sui giornali, in tv e in radio quella persona è già stata dichiarata colpevole.
In tutti questi casi bisogna agire, e anche al più presto.
Il nostro studio legale MGS, in collaborazione con l’agenzia informatica Wics, fornisce un servizio di consulenza per tutti i casi in cui c’è bisogno di avvalersi del diritto di replica, del diritto alla cancellazione di contenuti falsi o tendenziosi, del diritto all’oblio, e in generale del diritto di tutela della propria reputazione on line.
Se hai bisogno chiama, sapremo bene come darti assistenza.
L’espressione “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata (Art. 1 della Dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne).
Gli Stati dovrebbero perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della violenza contro le donne sviluppando approcci preventivi e tutte quelle misure di natura legale, politica, amministrativa e culturale atte a promuovere la protezione delle donne contro ogni forma di violenza, e ad assicurare che non avvenga la doppia vittimizzazione delle donne a causa di leggi, pratiche attuative o altri interventi non sensibili al genere (Art. 4 della dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne). Dalla risoluzione del 20 dicembre 1993 delle Nazioni Unite il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta ancora un radicato problema sociale e culturale, soggetto di interesse e oggetto di cambiamenti nel nostro diritto italiano solo in anni recenti e dopo un lungo e tortuoso iter parlamentare durato circa 20 anni.Continua a leggere “#UNO STUPRO NON VA MAI GIUSTIFICATO”→
“Giuro di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; di perseguire la difesa della vita e la tutela della salute; di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione”. Il medico disobbediente al giuramento di Ippocrate, oltre a tradire “Apollo, Asclepio e Igea”, dovrà dare le sue spiegazioni davanti a “Dike” e sottoporsi al suo insindacabile giudizio. Chi esercita la professione con dedizione e scrupolosità, al contrario, ha bisogno di leggi in grado di tutelarlo su un terreno spesso complesso e delicato, quello del rapporto medico-paziente. Continua a leggere “NON È PUNIBILE O NON È COLPEVOLE? LA LEGGE GELLI RIFORMA LA RESPONSABILITÀ MEDICA”→
Da Avvocato, da Legale iscritta nella lista dell’Istituto del Gratuito Patrocinio e da cittadina italiana, non mi hanno lasciato indifferenti le dichiarazioni, in tema di immigrazione, rilasciate dal neo Ministro dell’Interno e Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Salvini, a un giornalista del Corriere della Sera che recitano più o meno così: “In Italia c’è una lobby che si sta arricchendo in modo che non ritengo opportuno” – ossia la lobby degli avvocati d’ufficio- “Nel 2018 le domande di asilo respinte sono state il 58%. Il problema è che il 99% dei respinti fa ricorso pressochè in automatico, perché lo Stato garantisce un avvocato d’ufficio che paghiamo tutti noi”. Continua a leggere “MINISTRO SALVINI, TUTTI HANNO DIRITTO ALLA DIFESA”→
Un famoso proverbio dice “tra moglie e marito non mettere il dito”, ma se i coniugi diventano ex? Allora il legislatore ci mette a giusto titolo lo “zampino”! E la legge parla chiaro: NON VERSARE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO È REATO E SI RISCHIANO MULTE E, PERSINO, IL CARCERE. Fino ad oggi commetteva reato solo chi faceva mancare ai figli i beni considerati strettamente di prima necessità (cibo, abiti e casa) ma non chi, ad esempio, a fronte di un assegno di mantenimento concordato decideva arbitrariamente di versarne uno di importo minore. I tempi sono, ormai, cambiati e le inosservanze aggravate dall’intenzionalità non ammettono più né superficialità né tantomeno furbizie. Sorge, a questo punto, una lecita e legittima domanda: In che modo e in quali termini e condizioni la parte lesa può rivendicare il diritto all’assegnazione e al versamento del mantenimento? Analizziamo più da vicino l’assunto sul quale si base la nuova disposizione normativa. Continua a leggere “ARTICOLO 570 BIS C.P. – NON VERSARE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO ALL’EX DIVENTA REATO”→
“Dove non c’è legge, non c’è libertà” recitava a gran voce il filosofo di Wrington, il liberale John Locke. Sì perché la libertà non è la presunzione di agire come si vuole, ma il diritto di farlo nel nome di leggi che tutelano il nostro arbitrio dalla volontà dei più forti.
In questo “tiro alla fune” ho deciso di parteggiare per il riscatto della verità, e non per il trionfo della forza, scommettendo tutta la partita sulla pedina della giustizia, su quella simbolica dea bendata che copre fiera i suoi occhi per essere imparziale e che regge, in perfetto equilibrio, la sua bilancia a due bracci per soppesare il giusto valore dell’equità. Dalla volontà di far rispettare i diritti altrui secondo la ragione e la legge ho intrapreso il mio percorso di “avvocatura”. Continua a leggere “INTRODUZIONE AL SITO”→