Questa legge elettorale va immediatamente cambiata

Domenica sono entrata in cabina. Ho aperto la scheda e ho dovuto fare i conti con questa vergognosa legge elettorale. Anche una come me che crede nella democrazia, nella partecipazione, che trova esecrabile l’astensione come soluzione alla cattiva politica, anche una come me con tutta questa buona disposizione si è sentita democraticamente umiliata.
Sì, questa legge elettorale umilia il cittadino. Mi sono trovata davanti una lista di nomi precompilata da non so chi. L’ordine di elezione è stata scelta da un partito. Io non sono iscritta a nessun partito e non è un obbligo iscriversi. Eppure qualcuno ha deciso per me, perché questa legge così prescrive.
Io come elettrice non posso indicare il nome. Come se fossi una minorata, un’incapace.

Una legge elettorale il cui sostrato è quello per il quale ci sono delle persone, evidentemente più capaci di me, che devono decidere al posto mio l’ordine con cui devono essere eletti i candidati.
E se io volevo indicare l’ultimo in lista? Non si può.
Un’oligarchia, una cerchia di esseri superiori, presumo, che decidono per me chi scegliere e mandare in parlamento. L’astensione che abbiamo registrato in queste elezioni e la disaffezione per la politica sono anche e soprattutto figlie di questa legge elettorale. Senza una buona legge elettorale non esiste nessuna buona politica. Questo perché i meccanismi legali costruiscono la cultura politica di un Paese e noi avvocati lo sappiamo bene. Questa legge elettorale è un insulto alla democrazia. Nessuno può decidere al mio posto chi delegare a rappresentarmi. Nessun gotha può ergersi a limitare la mia indicazione democratica.

Qualunque partito serio, prima di ogni cosa, dovrebbe mettere questa faccenda al primo posto. La libertà di scegliere e delegare viene prima di qualunque altra questione politica altrimenti tutto ciò che ne consegue sarà inevitabilmente viziato e politicamente tossico. Serve una grande spinta popolare unitaria per cambiare questa legge elettorale, e solo dopo potremo ritornare a dividerci legittimamente sulle scelte politiche.

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