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È il 1975. La Corte Costituzionale emette una sentenza storica: una persona che deve ancora nascere (un feto) non ha gli stessi diritti di chi invece persona già lo è (una donna). Su questo principio si regge la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza che porta il numero 194. Gasparri, storico esponente della destra, presenta in questi giorni una proposta nel senso opposto: parificare i diritti. Questo porterebbe ad una illegittimità evidente di quella legge. Se tutto ciò passa le donne non potranno più interrompere la propria gravidanza. I numeri in parlamento ci sono.
Le donne ricominceranno ad abortire clandestinamente con tutto ciò che questo comporta. Ora il compito è difficile: aprire una battaglia forte per non ritornare a una condizione che le nuove generazioni non hanno mai vissuto. La storia insegna: lottare per un diritto che manca è più semplice che per uno da mantenere. Questo perché un diritto che manca brucia sulla pelle, mentre uno che già c’è lo si dà per scontato. È inutile prendere ad esempio casi limite e disperati, benché assolutamente validi e da tutelare, come le gravidanze da stupro, da incesto, a rischio, che coinvolgono feti malformati. Fortunatamente quelle gravidanze rappresentano un dato marginale, di carattere eccezionale. Il dato è che abolire la legge 194 riguarda in maniera diretta tutte le donne in età fertile e solo dopo tutti coloro che non vogliono sprofondare nel medioevo. La domanda ora va fatta alle nuove generazioni, in particolar modo alle ragazze: volete voi perdere questo diritto? Volete voi tornare a prima del 1975? Sapete, al di là di qualche meme che gira sui social dove si mostrano feti morti, cosa significa per voi l’obbligo e l’imposizione per legge di portare a termine “per forza” una vostra possibile gravidanza? Con una generazione cresciuta con Reality, Talent Show e Social Network, invece che con libri che parlano di autodeterminazione ed emancipazione, sicuramente il gioco per Gasparri è molto facile. Chi ha a cuore la nostra civiltà occidentale, basata sui diritti, deve parlare alle donne in età fertile: a loro sta per essere tolto un diritto, sono soprattutto loro a dover lottare.