Il 25 ottobre scorso la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il non concedere permessi anche ai mafiosi all’ergastolo ostativo.
Da avvocato penalista sono d’accordo. Come ci dicono i rapporti del Viminale, l’Italia è un Paese dove il crimine è in calo costante e dove la pena è intesa come un modo per rieducare chi ha commesso un crimine.
Pertanto un ergastolo ostativo senza possibilità di sistemi di premi per chi mostra evidenti segni di riabilitazione non è una pena ma soltanto una vendetta.
Lo Stato non può e non deve agire per vendetta ma deve operare per risolvere problemi. La vendetta non risarcisce le vittime ma è solo un modo animalesco di provare soddisfazione dopo aver subito un torto, anche grave.
La giustizia si esercita come ventaglio di azioni atte a recuperare chi ha sbagliato. Certamente il crimine mafioso è un capitolo molto particolare che affligge il nostro Paese, ma ciò non può e non deve trasformare lo Stato in una bestia assetata di vendetta.
Lo Stato deve restare un buon padre di famiglia che mira sempre a rieducare il cittadino. Pertanto sono completamente d’accordo ad assegnare sempre premi e permessi per chi mostra, in forma evidente e indiscutibile, dei comportamenti positivi di collaborazione e pentimento dimostrando di volersi redimere, riabilitarsi e di aver compreso il senso profondo del suo errore così da non commetterne più.
Lo Stato, cioè noi tutti, non deve mai mettersi al pari dei delinquenti usando le pene carcerarie come rivalsa o regolamento di conti. Lo Stato non può comportarsi come un criminale.
