Oltre il mobbing

Nel bene e nel male buona parte delle nostre vite trascorre sul posto di lavoro.

E quando il posto di lavoro diventa un luogo di emarginazione sociale, esclusione, derisione, isolamento, discriminazione allora la vita può diventare un inferno.

Questo è il mobbing, cioè quel fenomeno sempre più frequente che vede un soggetto letteralmente bullizzato dai colleghi, dai superiori o, anche se più raramente, dai propri dipendenti.

Può accadere di esserne vittima in periodi di debolezza, di fasi difficili della propria vita, in cui si è più fragili. Oppure accade perché si ha un carattere sensibile, riservato o troppo intraprendente.

A volte si è vittima di mobbing per una propria particolarità come l’orientamento sessuale, la nazionalità, la religione, o anche solo il proprio genere, e in quest’ultimo caso è più facile che accada alle donne. ,

Una volta si diceva “essere messi in mezzo”. Succede che il gruppo di lavoro di cui si fa parte, oppure tutto l’ambiente sociale di lavoro, o il tuo capo, oppure magari la tua organizzazione ti riconoscono come un soggetto da trattare in maniera subordinata.

Ti classificano e quindi ti trattano come un individuo da umiliare. E la cosa non avviene solo tramite un semplice dileggio o un banale sfottò. Al contrario: accade che ti vengano assegnati compiti inadeguati al tuo ruolo, sia compiti difficili, impossibili da portare a termine, per metterti in difficoltà e poterti criticare aspramente, ma anche compiti estremamente semplici come per dirti che sei un incapace, adatto solo a cose elementari. Il mobbing si avvale di una qualunque strategia che riesca a mettere in seria difficoltà un lavoratore.

In Italia non esiste una legge contro il mobbing, e vincere una causa del genere è una cosa abbastanza impegnativa per un legale. Ma ciò non vuol dire che bisogna accettare questo stato di cose. Serve una legge, e serve subito, perché il posto di lavoro per ogni persona deve essere la sede della propria realizzazione e non un luogo di sofferenza.

Le sentenze preconfezionate sono la negazione totale dello Stato di Diritto.

Ciò che è accaduto il 19 maggio 2021 presso la Corte d’Appello di Napoli è di una gravità inaudita. Lo è per i cittadini, per l’avvocatura, per la magistratura e per lo Stato e la sua credibilità. Fino ad ora ho ritenuto di attendere prima di scrivere questa riflessione. Ho atteso per esprimere il mio pensiero perché ho rispetto degli organi e delle organizzazioni alle quali appartengo. Ora che le camere penali del distretto di Corte d’Appello si sono espresse, è doveroso che un avvocato come me dica cosa pensa della gravissima vicenda che si è consumata.

Il fatto in sintesi: l’avvocato Gerardo Mariano Rocco di Torrepadula chiede al cancelliere, prima dell’udienza fissata dinanzi al collegio della quarta sezione della Corte d’Appello di Napoli, di prendere visione del fascicolo processuale. All’interno del fascicolo l’avvocato rinviene un sotto-fascicolo dove giace la sentenza già scritta. Sì, avete letto bene. Insomma negando il contraddittorio e senza ascoltare le ragioni degli imputati il relatore aveva redatto la sentenza. 

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Cosa significa veramente “difesa legale”

Difendere qualcuno. Mi sono spesso interrogata, da avvocato, sul senso profondo di questo compito. Sono arrivata alla conclusione che difendere qualcuno in sede legale vuol dire -fare i suoi interessi-, procurare un vantaggio reale e concreto per l’assistito. E questo vale anche se i suoi interessi e il suo vantaggio si concretizzano in un percorso difficile da affrontare, ma che realizza, in ultima analisi, una sostanziale crescita nel proprio percorso di vita.

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ARTICOLO 570 BIS C.P. – NON VERSARE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO ALL’EX DIVENTA REATO

Un famoso proverbio dice “tra moglie e marito non mettere il dito”, ma se i coniugi diventano ex? Allora il legislatore ci mette a giusto titolo lo “zampino”! E la legge parla chiaro: NON VERSARE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO È REATO E SI RISCHIANO MULTE E, PERSINO, IL CARCERE. Fino ad oggi commetteva reato solo chi faceva mancare ai figli i beni considerati strettamente di prima necessità (cibo, abiti e casa) ma non chi, ad esempio, a fronte di un assegno di mantenimento concordato decideva arbitrariamente di versarne uno di importo minore. I tempi sono, ormai, cambiati e le inosservanze aggravate dall’intenzionalità non ammettono più né superficialità né tantomeno furbizie. Sorge, a questo punto, una lecita e legittima domanda: In che modo e in quali termini e condizioni la parte lesa può rivendicare il diritto all’assegnazione e al versamento del mantenimento? Analizziamo più da vicino l’assunto sul quale si base la nuova disposizione normativa. Continua a leggere “ARTICOLO 570 BIS C.P. – NON VERSARE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO ALL’EX DIVENTA REATO”

INTRODUZIONE AL SITO

“Dove non c’è legge, non c’è libertà” recitava a gran voce il filosofo di Wrington, il liberale John Locke. Sì perché la libertà non è la presunzione di agire come si vuole, ma il diritto di farlo nel nome di leggi che tutelano il nostro arbitrio dalla volontà dei più forti.

Avvocato, Penalista, Studio Legale In questo “tiro alla fune” ho deciso di parteggiare per il riscatto della verità, e non per il trionfo della forza, scommettendo tutta la partita sulla pedina della giustizia, su quella simbolica dea bendata che copre fiera i suoi occhi per essere imparziale e che regge, in perfetto equilibrio, la sua bilancia a due bracci per soppesare il giusto valore dell’equità. Dalla volontà di far rispettare i diritti altrui secondo la ragione e la legge ho intrapreso il mio percorso di “avvocatura”. Continua a leggere “INTRODUZIONE AL SITO”