Corridoi umanitari per il popolo Afghano

Solo quando sapremo sentire sulla nostra pelle qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo, potremo dire di essere persone migliori tali da lasciare il mondo meglio di come lo abbiamo trovato.

Oggi in Afghanistan si sta compiendo sotto gli occhi di tutti l’inizio di una tragedia di cui pagheranno le conseguenze soprattutto le donne e i bambini.
Non possiamo restare a guardare girandoci dall’altra parte.

Il regime talebano del terrore, che possiamo serenamente definire “Il Male”, ha ripreso il controllo del Paese.

Hanno cominciato a tagliare gole e giustiziare pubblicamente chi si oppone.

Le donne pagano e pagheranno più di tutti.

Per fare un esempio in Afghanistan, per la legge talebana, i ginecologi maschi non possono visitare le donne e le donne non possono studiare per divenire medici pertanto l’assistenza medica durante la gestazione e all’atto del parto è inesistente.
Un numero considerevole di donne e dei loro neonati moriranno durante la gravidanza o partorendo. Il burqa che sono costrette ad indossare non è solo un velo materiale di tessuto.

Il burqa che fa più male è quello culturale, sociale e politico che uccide la libertà, i diritti e la dignità soprattutto delle donne di quel Paese.

Ognuno di noi si chiederà: cosa posso fare io? Sembra strano ma la risposta è: tanto.

Parlarne sui social, scendere in piazza, discuterne, alimentare la pressione sociale e politica sulla nostra diplomazia fa veramente tanto.

I nostri rappresentanti devono sapere che a noi italiani questa indifferenza non sta bene e che chiunque dimostrerà sensibilità umana verso quel popolo sarà ricompensato col consenso elettorale.

I politici sono sempre molto attenti agli umori degli elettori. Questo è il nostro unico potere. Dobbiamo chiedere corridoi umanitari per salvare quella gente. Sono famiglie, lavoratori, donne indifese, bambini senza protezione.

Noi dobbiamo fare pressione, è un dovere etico, civile, morale e politico che ognuno di noi ha. Dobbiamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli, un mondo dove nessuno sia abbandonato nelle mani dei propri aguzzini e noi italiani abbiamo la sensibilità giusta e dobbiamo dimostrarlo.

Corridoi umanitari subito!

Le ragioni di una candidatura – Amministrative 2021 – Mariagrazia Santosuosso

Ho firmato la mia candidatura come consigliere della 1^municipalità Chiaia-San Ferdinando-Posillipo

Servire una comunità, ecco cos’è per me la politica. Ognuno di noi deve alla propria comunità tante cose. Ci avvantaggiamo ogni momento degli altri e dell’ambiente che ci circonda. Nessuno di noi da solo conta qualcosa. La propria consapevolezza dipende daI posto che ognuno occupa nel meraviglioso scenario sociale in cui la vita ci ha calato. Io amo Napoli e adoro il quartiere dove vivo. Mi piacciono le persone, le pietre dei palazzi, i profumi, i colori, il clima, il meraviglioso modo della mia gente di affrontare la vita e risolvere i problemi. La mia comunità mi ha insegnato e dato tanto. Mi ha dato un ruolo e un compito. Qui sono stata prima studentessa. Poi in questo pezzo straordinario di Napoli sono diventata adulta, donna, madre e professionista.

Questa Napoli mi ha insegnato a vivere, a dare e ricevere. Perché Napoli è soprattutto scambio sociale, culturale. Napoli è apertura, accoglienza, contaminazione, comprensione profonda dei problemi altrui. Sono da sempre convinta che un napoletano ragiona molto più di altri come cittadino, come un pezzo di un insieme più grande. Napoli è empatia. Napoli è quanto di più distante dall’individualismo, dall’egoismo e dalla solitudine. A Napoli nessuno è solo. Questo ha insegnato Napoli a me che vengo dalle alte colline dell’Irpinia. Napoli è un grande abbraccio costante. E questo deve restare Napoli. In questo serve essere profondamente conservatori, gelosi custodi di un’identità nobile, complessa, che conosce bene il dolore e la gioia di essere e sentirsi popolo.

Ho ricevuto tanto da questa città e da questa municipalità e sento di dover restituire. Voglio dare tempo, risorse, idee, tenacia, intuito, conoscenze e competenze. Voglio dare la mia disponibilità. Voglio mettere a disposizione il mio carattere che sento da sempre così adatto a questa città. Per questo mi sono candidata alla municipalità a cui appartengo, l’ho fatto come gesto di riconoscenza. Perché la politica è prima di tutto questo: riconoscenza verso una comunità.

Nel mettermi a disposizione ho dovuto compiere una scelta. Non ho avuto alcun dubbio. La mia storia, i miei studi, tutto il paradigma di valori che da sempre mi contraddistinguono non potevano che farmi scegliere Alessandra Clemente. Io e lei abbiamo troppe cose in comune e per questo percorro con lei la strada dell’impegno civile, sociale e politico. Abbiamo visione e senso comuni. Ci uniscono le stesse idee, gli stessi valori e lo stesso quadro ideologico generale. Ho deciso per Alessandra perché una scelta politica, quando non è un fatto privatistico e di interesse personale, va fatta principalmente sulla base di un’appartenenza, di un senso identitario condiviso.

Come avvocata, oltre che il diritto, mi stanno a cuore i diritti. Soprattutto quelli degli ultimi, di chi è rimasto indietro, di chi vive ogni giorno sulla propria pelle tutte le disuguaglianze e le contraddizioni delle nostra società. I diritti come medicina per le ingiustizie.

Mi metto a disposizione per le donne, per le famiglie in difficoltà, per i migranti, per chi non ha lavoro, per chi ancora non ha perso la speranza di poter perseguire la propria serenità, ma anche per chi quella speranza l’ha persa. Mi do disponibile per sostenere tutti coloro che oggi vivono giorni di grande disagio. Sono a disposizione per collaborare con una grande squadra piena di entusiasmo e slancio. Un collettivo giovane ma maturo, quello che circonda Alessandra, che vive il proprio tempo e sa perfettamente da dove viene e soprattutto dove vuole andare.
Foglie e frutti ma anche e soprattutto radici.

Per questo mi candido per Alessandra Clemente alla mia Municipalità. Perché voglio restituire al mio quartiere e a tutta la mia città un pezzo di me stessa che a loro appartiene.

Ci vedremo nelle case, nelle piazze, nelle strade a parlare di problemi e soluzioni insieme, come un vero popolo sa fare, nell’interesse di tutti, affinché nessuno veda mai più i propri diritti calpestati.

Maria Grazia Santosuosso, avvocata.